Per qualcuno, le guide sono e restano uno strumento indispensabile per orientarsi nel mondo della ristorazione. Altri invece le ritengono viziate, scontate, superate, superflue ecc. Ciò non toglie che il fatto che esistano offra a chi lo desideri una possibilità in più per conoscere, scegliere, assaggiare, approvare e anche criticare, ovviamente. Ben venga dunque quanto presentato questa mattina a Milano, ovvero la Guida JRE 2010. Che giunta alla sua 18esima edizione diventa "maggiorenne" ed è perciò edita da Mondadori e distribuita nelle sue librerie, in modo che chiunque lo desideri possa acquistarla. Per chi ancora non conoscesse questa sigla, JRE sta per Jeunes Restaurateurs d'Europa, associazione che nel Vecchio Continente raggruppa dal 1992 a ora più di 500 giovani chef proprietari del loro locale. I quali per essere ammessi nell'associazione devono condividere e soddisfare i severi requisiti stabiliti dallo statuto. È una bella notizia, a mio parere, perché è giusto dare ai giovani di talento ogni occasione possibile per farsi conoscere, soprattutto in un momento come quello attuale, anche appunto attraverso un "navigatore cartaceo". L'associazione italiana - e quindi anche la guida - comprende 85 chef, da Nord a Sud, sette dei quali sono "nuovi ingressi", tra cui figurano due donne. Emanuele Scarello, chef patron de Agli Amici, a Godia (Ud) e presidente della JRE italiana, ha colto l'occasione per annunciare un'altra iniziativa che merita altrettanto rispetto e attenzione: tutti gli chef dell'associazione si organizzeranno per realizzare entro l'anno un "orto di prossimità", ovvero un luogo fisico dove coltivare almeno parte delle verdure per la propria cucina. Fiorenza
mercoledì 12 maggio 2010
Giovani ristoratori tra libreria e orto
Per qualcuno, le guide sono e restano uno strumento indispensabile per orientarsi nel mondo della ristorazione. Altri invece le ritengono viziate, scontate, superate, superflue ecc. Ciò non toglie che il fatto che esistano offra a chi lo desideri una possibilità in più per conoscere, scegliere, assaggiare, approvare e anche criticare, ovviamente. Ben venga dunque quanto presentato questa mattina a Milano, ovvero la Guida JRE 2010. Che giunta alla sua 18esima edizione diventa "maggiorenne" ed è perciò edita da Mondadori e distribuita nelle sue librerie, in modo che chiunque lo desideri possa acquistarla. Per chi ancora non conoscesse questa sigla, JRE sta per Jeunes Restaurateurs d'Europa, associazione che nel Vecchio Continente raggruppa dal 1992 a ora più di 500 giovani chef proprietari del loro locale. I quali per essere ammessi nell'associazione devono condividere e soddisfare i severi requisiti stabiliti dallo statuto. È una bella notizia, a mio parere, perché è giusto dare ai giovani di talento ogni occasione possibile per farsi conoscere, soprattutto in un momento come quello attuale, anche appunto attraverso un "navigatore cartaceo". L'associazione italiana - e quindi anche la guida - comprende 85 chef, da Nord a Sud, sette dei quali sono "nuovi ingressi", tra cui figurano due donne. Emanuele Scarello, chef patron de Agli Amici, a Godia (Ud) e presidente della JRE italiana, ha colto l'occasione per annunciare un'altra iniziativa che merita altrettanto rispetto e attenzione: tutti gli chef dell'associazione si organizzeranno per realizzare entro l'anno un "orto di prossimità", ovvero un luogo fisico dove coltivare almeno parte delle verdure per la propria cucina. Fiorenza
domenica 9 maggio 2010
Tè e cibo, un matrimonio intrigante
mercoledì 5 maggio 2010
Una web community gustosa e solidale
Tra cieli tutt'altro che primaverili, monete ed economie in picchiata, oceani di petrolio alla deriva, vulcani irrequieti che invadono l'aria di ceneri, nonché scandali di vario genere e natura, è davvero difficile in questi giorni trovare qualche "buona" notizia. Ci provo comunque, segnalando un'iniziativa che, a mio modesto parere, mi sembra valida e concreta. È nato Il Circolo del Cibo, un progetto e una web community promossi da Altromercato per dare ulteriore spazio a chef, gastronomi, produttori di materie prime, consumatori e golosi interessati sì ad avere a che fare con il cibo - ognuno per quanto gli compete - però in un'ottica più attenta al sociale e con maggior riguardo verso elementi come tracciabilità, filiera corta, biodiversità, nonché cultura, diritti e piacere. Niente di nuovo, penserà qualcuno. Certamente si tratta di concetti già noti. Quello che c'è però di innovativo è lo strumento - il web - promosso a collettore tra gli addetti ai lavori da una parte, e gli interessati dall'altra. Infatti, il nuovo sito Il Circolo del Cibo si propone come piattaforma aperta per un dialogo e uno scambio tra persone che altrimenti non ne avrebbero l'opportunità concerta: da un lato, elencando tutti quei ristoranti - attualmente circa 30 - che dal nord al sud dell'Italia hanno aderito all'iniziativa e utilizzano nei loro menu - indicandoli chiaramente - anche prodotti provenienti dal commercio equo e solidale (la lista dei locali appare in un'apposita sezione del sito, mentre una vetrofania li segnala a chi ci passasse davanti per vaso); e dall'altro, appassionati e curiosi del mondo gastronomico, gourmet e consumatori sensibili a un concetto così vasto ma altrettanto concreto come "impatto ambientale, sociale e culturale del cibo", che vogliono dialogare, scambiare, imparare con il "resto del mondo" e le sue cucine e tradizioni. Insomma, questo sito virtuale e tutta la cascata di conseguenze che avrà nel concreto vuole essere un supporto e un veicolo per la filosofia del "mangiare solidale", senza per questo snobbare il gusto locale: perché, ad esempio, una pasta fredda preparata con penne di quinoa, o un'insalata di riso Thai rosso con verdure al vapore, o ancora un piatto di pesce in saor con spezie e uvette africane non tolgono niente alla nostra gastronomia. Al contrario, semmai l'arricchiscono. Per chi volesse saperne di più, è appena uscito un piccolo ma utile libro, Il cuoco leggero, di Marinella Correggia ed edito da Altraeconomia, che raccoglie informazioni, suggerimenti e ricette per ridurre la nostra impronta ecologica pur continuando a gustare i piaceri della tavola. La "rivoluzione" - e l'evoluzione - del cibo è forse una delle poche davvero fattibili, e senza bisogno di eserciti: bastano gli individui; i quali, nel loro insieme, formano poi la collettività, e quindi il mondo. Fiorenza
lunedì 3 maggio 2010
Il riscatto del risotto
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