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venerdì 18 giugno 2010

In memoria di un uomo intelligente

Non è detto che un bravo scrittore debba per forza essere anche una persona che vale la pena di ascoltare in "viva voce", soprattutto se gli argomenti sono il mondo, la vita, la politica, il futuro del pianeta e dell'umanità. José Saramago però lo era, grazie probabilmente a quella profonda sensibilità che, abbinata all'intelligenza e all'acutezza, gli permetteva di scrivere libri fitti e spesso ostici o non sempre facili da seguire, ma mai banali. Ho avuto l'occasione di ascoltarlo lo scorso ottobre, durante un incontro pubblico a Milano in occasione della pubblicazione in Italia dei Il Quaderno. Ricordo che tornando a casa dopo quella serata particolarmente intensa, dentro di me lo ringraziavo per avermi fornito una serie di spunti sui quali riflettere, in particolare in merito alla situazione che stiamo vivendo in Italia negli ultimi anni: con poche, misurate parole, era riuscito a sollevare quel velo che molti di noi - io compresa - si sono rassegnati a indossare per poter resistere. Ma tutto questo, Saramago l'ha fatto in modo garbato, senza essere saccente o tranciare giudici, fornendo semplicemente un gancio a chi fosse disposto a prenderlo e  a vedere così la nostra realtà attraverso gli occhi di uno straniero intelligente e attento. Ed ero anche piacevolmente sorpresa e stupita di come un uomo della sua età - è morto oggi a 87 anni - potesse essere non solo tanto lucido ma anche perfettamente al corrente delle belle e delle brutte pieghe del mondo, compreso il momento che sta attraversando appunto la nostra penisola. Grazie ancora, e di cuore, per tutte le emozioni, le immagini, le parole, e, lo ripeto, per quei preziosissimi lampi di pura intelligenza che hai voluto condividere con noi in tutti questi anni. Saremo in molti a sentire la tua mancanza. Fiorenza

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